La sindrome dell’uomo mascherato
14 Luglio 2013Cavaliere o Maschilista? Questo è l’enigma!!!!
6 Agosto 2013Mi ritrovo talvolta in una sorta di limbo narcisisistico, che, un po’ per predisposizione personale, un po’ per i rimandi esterni e professionali, mi spingono a fluttuare nel passato. Tutto questo per dirvi che grazie alle spinte edonistiche di una mia blogger, che ringrazio, ho rispolverato uno dei vecchi articoli pubblicati sulle pagine del menu di Psicoaiuto.info. Sto parlando del blog sui disturbi del desiderio sessuale che così recita: il Disturbo da desiderio sessuale ipoattivo e il disturbo da avversione sessuale.
La caratteristica fondamentale del disturbo da desiderio sessuale ipoattivo è l’insufficienza o l’assenza di fantasie sessuali e del desiderio di attività sessuale; mentre per il disturbo da avversione sessuale le cose cambiano in modo esponenziale visto che è caratterizzato dall’attivo evitamento del contatto sessuale genitale con un partner sessuale (anche se è la persona che ami e con cui convivi da n. anni!!!).
Non vi parlerò delle implicazioni fisiologiche o prettamente neuronali, (sappiamo bene che farmaci alimentazione, malattie, oscillazioni ormonali e condizioni metereologiche incidono in maniera preponderante sulla sfera del comportamento sessuale in un verso o nell’altro). Documentandomi sul web, ho letto kilometrici articoli specialistici che affrontano il disturbo in chiave medica ed in maniera completa e a cui vi rimando.
Vorrei invece sottolineare come il solo parlare del problema crei condivisione e di come la percezione di non essere gli unici al mondo a sperimentare dolori così atavici ed intimi dia in qualche modo speranza.
Roberta Giommi sostiene che il desiderio sessuale sia rappresentato da una spinta verso un incontro, una sorta di anticipazione in fantasia di uno scambio emotivo e fisico che precede l’accadimento dell’evento: e qui qualcuno di mia conoscenza direbbe “la mente mente”, io preferisco dire “la mente crea” ciò che le è più funzionale e gratificante…….quando la si lascia libera di decidere.
Ovviamente il desiderio si può stimolare. Il più potente afrodisiaco attualmente in nostro possesso, è la “mente”; se le permettessimo di scannerizzare i nostri sensi, riusciremmo ad amplificare profumi, sensazioni, colori e percezioni tattili dell’altro/a. Il desiderio è prima un pensare e poi un fare, nasce dal nutrire delle sensazioni o dal lasciarsi andare alle emozioni, dal rispondere a sollecitazioni, fantasie, gesti. Roberta continua a scrivere di un concetto che condivido pienamente “ il “silenzio sessuale”… perché a volte nella coppia la tregua, sostituisce l’eccessiva stimolazione, ed è così che il corpo parla, sì attraverso il silenzio, attraverso l’avversione, attraverso il rifiuto.
Si può uscire dall’anoressia sessuale? Sì! Si può! Iniziando a non considerarsi anormali nello sperimentare il disturbo, riappropriandosi degli istinti vitali e soprattutto erotizzando i pensieri e le fantasie. Quando i conflitti e le difficoltà relazionali lasceranno un po’ di spazio alla comunicazione ed allo scambio allora anche il nostro corpo sarà libero di esprimersi e di aprirsi a sé stesso ed al partner…. Ed ora, non pensate di scampare all’articolo in questione tratto da www.psicoaiuto.info , ve lo ripropongo e come sempre attendo stimolanti confronti!!! Loredana
INIBIZIONE DEL DESIDERIO SESSUALE
Due sono i disturbi del desiderio sessuale: il Disturbo da desiderio sessuale ipoattivo e il disturbo da avversione sessuale. La caratteristica fondamentale del disturbo da desiderio sessuale ipoattivo è l’insufficienza o l’assenza di fantasie sessuali e del desiderio di attività sessuale.
Questo scarso desiderio può essere globale ed includere tutte le forme di espressione sessuale, oppure può essere situazionale, quando è limitato ad un partner o ad una attività sessuale specifica. Il disturbo, inoltre, può essere secondario ad altre disfunzioni sessuali, a disturbi mentali o può essere indotto da sostanze, alcool o farmaci.
Chi soffre di desiderio sessuale ipoattivo ha una scarsa motivazione a ricercare stimoli, non prende l’iniziativa sessuale (non è procettivo) ma è solitamente recettivo, cioè, se stimolato adeguatamente accetta l’offerta sessuale e ne gode adeguatamente o nel caso peggiore, non prova un grande piacere ma comunque non esperisce emozioni negative in proposito.
Sebbene il numero delle esperienze sessuali sia di solito scarso, la pressione da parte del partner oppure i bisogni non sessuali (per esempio di conforto fisico o intimità) possono aumentare la frequenza degli incontri sessuali.
Il disturbo da avversione sessuale, invece, è caratterizzato dall’attivo evitamento del contatto sessuale genitale con un partner sessuale. Il soggetto riferisce ansia, timore o disgusto quando si trova di fronte ad un’ opportunità sessuale con un partner. L’avversione al contatto genitale può essere focalizzata su un particolare aspetto dell’esperienza sessuale (per es.: secrezioni genitali, penetrazione vaginale); alcuni soggetti provano, invece, una repulsione generalizzata verso tutti gli stimoli sessuali, inclusi baci e carezze. L’intensità della reazione del soggetto esposto allo stimolo che produce avversione può variare da un’ansia moderata, con mancanza di piacere, ad un’estrema sofferenza psicologica.
A differenza del paziente con desiderio sessuale ipoattivo, il paziente con avversione sessuale non è né procettivo né recettivo e prova avversione e disgusto o paura, per tutto ciò che è sessualmente connotato (fantasie incluse).